Immagine via Il Fatto Quotidiano |
La notizia ha scatenato la reazione di blogger e utenti indignati che gridano allo scandalo e al complotto nei confronti della libertà di espressione. La norma infatti prevede che ogni gestore di sito informatico ha l'obbligo di rettificare qualsiasi contenuto pubblicato qualora ci fosse la richiesta di qualunque soggetto che si ritenga leso dal contenuto del post. E se non si rettifica la multa può raggiungere anche i 12mila euro, indipendentemente se il ricorso sia fondato o meno.
Una norma ad personam, per salvare il premier. Una norma che assume connotazioni grottesche obbligando a mentire. Una norma ora osteggiata perfino dai blogger berlusconiani. Una norma figlia dell’intenzione di questo governo di disciplinare la rete.
Ecco il testo della norma "ammazza-blog": "Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono".
La norma quindi equipara il web ai giornali cartacei, introducendo una parziale ma importante censura a quanto viene scritto e postato, dato che per ogni commento, nota o articolo, basterà una mail per chiederne la rimozione oppure la correzione di quegli aspetti considerati infamanti o diffamatori, indipendentemente dalla reale fondatezza della protesta.
Le opposizioni annunciano, come in passato, battaglia durissima al provvedimento. Di Pietro sul web: "Non staremo con le mani in mano".
"Attenti, questa è la goccia che può far traboccare il vaso: si tratta di una dichiarazione di guerra alla Rete e noi non ci tireremo indietro" scrive un utente sul gruppo Facebook, Salva i blog!, al quale sono iscritte già 32mila persone. "Loro attaccano noi, noi attaccheremo loro. Restiamo in attesa di nuove informazioni dal Palazzo. Agiremo di conseguenza", minaccia un altro utente su un blog di discussione politica.
Su Twitter è un susseguirsi di cinguettii che cercano di pubblicizzare la notizia e di suscitare una reazione positiva contraria alle indicazioni governativa: "No al bavaglio al web" è il grido del social network.
Nessun commento:
Posta un commento