La Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha approvato, con voto pressoché unanime, la proposta di modifica dell’attuale Direttiva sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE). In un recente comunicato stampa i relatori hanno reso noto che le modifiche hanno come obiettivo la raccolta e il recupero, entro il 2016, dell’85% dei cosiddetti “e-waste” prodotti in Europa. La votazione favorevole, in seconda lettura, delle variazioni alla Direttiva 2002/96/EC (Directive on WEEE-Waste Electrical and Electronic Equipment) e successive modifiche, apre la strada alla votazione plenaria del Parlamento Europeo prevista a gennaio 2012 e ai successivi negoziati con il Consiglio Europeo, ai fini dell’adozione e dell’applicazione agli Stati membri dell’UE.
Scopo della nuova direttiva è quello di agevolare il ritiro dal commercio dei prodotti elettronici dismessi e dissuadere gli operatori senza scrupoli a spedire illegalmente tali rifiuti al di fuori dall’Unione europea. Gli Stati membri dell’UE saranno tenuti ad aumentare la raccolta e il riciclo di elettrodomestici, frigoriferi, telefoni cellulari e di tutti gli altri rifiuti elettronici e a facilitare la restituzione da parte dei consumatori degli apparecchi elettronici dismessi. Molti apparecchi di piccole dimensioni, infatti, vengono gettati nella spazzatura, nonostante contengano sostanze nocive o preziose, perciò i consumatori dovrebbero essere autorizzati a riportare, senza spese, ai negozi i piccoli apparecchi elettronici non più utilizzati.
Attualmente l’Europa prevede, per gli Stati membri, un obiettivo forfettario di raccolta di e-waste pari 4 kg a persona. Gli eurodeputati, invece, ritengono che dovrebbe essere raccolta una percentuale di e-waste variabile tra il 70 e l’85%. Mentre una percentuale tra il 50 e il 75% dovrebbe essere riciclata e un buon 5% potrebbe essere tranquillamente riutilizzato: i prodotti, cioè, che sono ancora in buone condizioni devono beneficiare di un nuovo ciclo vitale, invece di essere gettati. I relatori della proposta precisano che gli obiettivi dovrebbero essere basati sulla quantità di rifiuti elettronici realmente prodotta dai singoli Stati e non – come vorrebbe il Consiglio Europeo – sulla quantità di prodotti immessa sul mercato. Inoltre, chiedono che l’obiettivo di raccolta dell’85% sia raggiunto entro il 2016 e non entro il 2020 o il 2022.
Inoltre, precisano che i costi di gestione degli e-waste devono essere a carico dei produttori e dei consumatori e non dei contribuenti. Ma sottolineano anche che bisognerebbe lavorare a monte per ridurre le spese amministrative ed i costi inutili sostenuti delle imprese – queste ultime, ad esempio, dovrebbero poter comunicare i loro dati ad un sistema centrale europeo, ed evitare le spese di iscrizione a più registri nazionali.
Ultimo obiettivo importante è quello di dissuadere gli operatori senza scrupoli dall’inviare illegalmente rifiuti elettronici al di fuori dell’UE. Grandi quantità di e-waste vengono esportati illegalmente dall’UE verso paesi asiatici e africani, dove sono sottoposti a trattamenti che non rispettano né la salute dei lavoratori né l’ambiente. La nuova direttiva, invece, prevede che sia attribuita agli esportatori la responsabilità di garantire che le spedizioni verso i paesi extraeuropei contengano solo apparecchi recuperabili.
“La raccolta e il riciclo dei rifiuti elettronici sono un bene per l’ambiente e per l’economia”. ha dichiarato Karl- Heinz Florenz, membro della Commissione Ambiente, “Gli obiettivi ambizioni, ma raggiungibili, del Parlamento Europeo contribuiranno a recuperare materie prime preziose e a ridurre il flusso di rifiuti elettronici verso le discariche, gli inceneritori e i paesi in via di sviluppo”.
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