giovedì 27 ottobre 2011

UE: nuova direttiva per ridurre i rifiuti elettronici

La Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha approvato, con voto pressoché unanime, la proposta di modifica dell’attuale Direttiva sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE). In un recente comunicato stampa i relatori hanno reso noto che le modifiche hanno come obiettivo la raccolta e il recupero, entro il 2016, dell’85% dei cosiddetti “e-waste” prodotti in Europa. La votazione favorevole, in seconda lettura, delle variazioni alla Direttiva 2002/96/EC (Directive on WEEE-Waste Electrical and Electronic Equipment) e successive modifiche, apre la strada alla votazione plenaria del Parlamento Europeo prevista a gennaio 2012 e ai successivi negoziati con il Consiglio Europeo, ai fini dell’adozione e dell’applicazione agli Stati membri dell’UE.


Scopo della nuova direttiva è quello di agevolare il ritiro dal commercio dei prodotti elettronici dismessi e dissuadere gli operatori senza scrupoli a spedire illegalmente tali rifiuti al di fuori dall’Unione europea. Gli Stati membri dell’UE saranno tenuti ad aumentare la raccolta e il riciclo di elettrodomestici, frigoriferi, telefoni cellulari e di tutti gli altri rifiuti elettronici e a facilitare la restituzione da parte dei consumatori degli apparecchi elettronici dismessi. Molti apparecchi di piccole dimensioni, infatti, vengono gettati nella spazzatura, nonostante contengano sostanze nocive o preziose, perciò i consumatori dovrebbero essere autorizzati a riportare, senza spese, ai negozi i piccoli apparecchi elettronici non più utilizzati.

Attualmente l’Europa prevede, per gli Stati membri, un obiettivo forfettario di raccolta di e-waste pari 4 kg a persona. Gli eurodeputati, invece, ritengono che dovrebbe essere raccolta una percentuale di e-waste variabile tra il 70 e l’85%. Mentre una percentuale tra il 50 e il 75% dovrebbe essere riciclata e un buon 5% potrebbe essere tranquillamente riutilizzato: i prodotti, cioè, che sono ancora in buone condizioni devono beneficiare di un nuovo ciclo vitale, invece di essere gettati. I relatori della proposta precisano che gli obiettivi dovrebbero essere basati sulla quantità di rifiuti elettronici realmente prodotta dai singoli Stati e non – come vorrebbe il Consiglio Europeo – sulla quantità di prodotti immessa sul mercato. Inoltre, chiedono che l’obiettivo di raccolta dell’85% sia raggiunto entro il 2016 e non entro il 2020 o il 2022.

Inoltre, precisano che i costi di gestione degli e-waste devono essere a carico dei produttori e dei consumatori e non dei contribuenti. Ma sottolineano anche che bisognerebbe lavorare a monte per ridurre le spese amministrative ed i costi inutili sostenuti delle imprese – queste ultime, ad esempio, dovrebbero poter comunicare i loro dati ad un sistema centrale europeo, ed evitare le spese di iscrizione a più registri nazionali.

Ultimo obiettivo importante è quello di dissuadere gli operatori senza scrupoli dall’inviare illegalmente rifiuti elettronici al di fuori dell’UE. Grandi quantità di e-waste vengono esportati illegalmente dall’UE verso paesi asiatici e africani, dove sono sottoposti a trattamenti che non rispettano né la salute dei lavoratori né l’ambiente. La nuova direttiva, invece, prevede che sia attribuita agli esportatori la responsabilità di garantire che le spedizioni verso i paesi extraeuropei contengano solo apparecchi recuperabili.

“La raccolta e il riciclo dei rifiuti elettronici sono un bene per l’ambiente e per l’economia”. ha dichiarato Karl- Heinz Florenz, membro della Commissione Ambiente, “Gli obiettivi ambizioni, ma raggiungibili, del Parlamento Europeo contribuiranno a recuperare materie prime preziose e a ridurre il flusso di rifiuti elettronici verso le discariche, gli inceneritori e i paesi in via di sviluppo”.

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