Il Governo Gentiloni è il 64° esecutivo della Repubblica Italiana.
Dalle ultime elezioni politiche del 2013, è il terzo esecutivo nominato, in pratica uno all’anno.
Paolo Gentiloni, l'11 dicembre 2016, ha ricevuto l'incarico di formare un nuovo governo dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, esattamente quattro giorni dopo le dimissioni di Matteo Renzi, in seguito al risultato del referendum costituzionale del 4 dicembre.
Il Governo Gentiloni, il 13 dicembre, ha ottenuto la fiducia alla Camera dei Deputati con 368 voti favorevoli e 105 contrari. Il giorno seguente ha poi ottenuto la fiducia al Senato, con 169 voti favorevoli e 99 contrari.
Rispetto al governo di Matteo Renzi, nell’esecutivo Gentiloni ci sono due ministri in più, e il loro numero passa da 16 a 18. Nella precedente squadra i ministri senza portafoglio erano 3 (Madia alla Pubblica amministrazione, Boschi alle riforme e Lanzetta agli affari regionali); con l’attuale diventano 5 (oltre ai precedenti sono stati aggiunti lo Sport con Lotti e la coesione territoriale/mezzogiorno con De Vincenti). In calo il numero di donne nell’esecutivo, erano 8 nel governo Renzi, 7 di quello Letta, e ora diventano 5. Rimane più o meno invariata dal 2008 a oggi l’età media dei ministri al giorno dell’insediamento. Il governo Gentiloni è dunque composto da un numero minore di donne, e ha un’età media (53 anni) superiore rispetto a quello guidato da Matteo Renzi, ma in linea con gli altri governi europei.
È ancora presto per valutare la compattezza politica del nuovo governo. L’unica analisi possibile è sul voto di fiducia al giorno dell’insediamento. Anche se la maggioranza a sostegno degli ultimi tre esecutivi è pressoché la stessa, alcuni elementi di novità ci sono. Innanzi tutto il forte inasprimento dei toni politici, con i gruppi di opposizione sempre di più contrari a qualsiasi forma di dialogo con la maggioranza. Questo elemento è evidente dai numeri dei voti di fiducia. Alla Camera il governo Gentiloni ha ottenuto più o meno lo stesso numero di voti favorevoli del governo Renzi (solo 10 in meno), ma con una percentuale molto più alta di voti favorevoli sul totale dei voti espressi (77,80% contro 63,11%). Questo perché molti gruppi di opposizione (tra cui M5S e LN) si sono rifiutati di partecipare al voto, e il numero di pareri espressi è quindi passato da 599 a 473. Solo il 75% dell’aula ha votato la fiducia al governo Gentiloni.
La particolare situazione politica, e il nuovo atteggiamento dell’opposizione, è anche evidente dai numeri del Senato. Il nuovo inquilino di Palazzo Chigi ha ottenuto a Palazzo Madama esattamente lo stesso numero di voti favorevoli del suo predecessore (169), e molti meno contrari (99 Gentiloni, 139 Renzi). Anche in questo caso è evidente la scelta da parte di alcuni gruppi di non partecipare alla votazione. In percentuale sui voti espressi, il nuovo governo ha ottenuto un risultato superiore a quello di Renzi e Berlusconi, ma inferiore a quello di Letta e soprattutto Monti.
Nonostante gli infiniti cambi di gruppo dell’attuale legislatura, molto poco è cambiato nel sostegno e nella composizione dei tre governi che si sono succeduti. Una continuità forse evidente se si considera la costante predominanza dei numeri del Partito Democratico (soprattutto alla Camera), e le sue varie alleanze con movimenti centristi che hanno contribuito a questa movimentata stabilità: da SC, al NCD, fino alla terminata (almeno per ora) parentesi di collaborazione con ALA di Verdini, a tratti fondamentale al Senato.
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