sabato 9 aprile 2011

Blog, così la crisi economica cancella le voci libere della rete

In Italia fare il proprio diario telematico in maniera professionale è sempre più difficile. I blogger nostrani hanno infatti sempre un "secondo" lavoro: medici, commercialisti e soprattuto giornalisti. Chi invece non ha altre entrate, spesso è costretto a chiudere il proprio sito. Troppa pochi gli inserzionisti pubblicitari.

La crisi economica colpisce anche i blogger italiani. C’è chi accumula debiti e subisce la pressione delle banche. Oppure chi pensa di chiudere il proprio sito Internet, dopo anni di faticoso impegno per conquistare una certa visibilità. In Italia, infatti, sembra impossibile guadagnare curando un diario on line. Tra quelli più visitati, al top delle classifiche, ci sono giornalisti, avvocati, medici, commercialisti e comici: gente con un mestiere e uno stipendio. Quelli invece che dedicano il proprio tempo a scrivere centinaia di post – sostenuti magari solo da pochi lavori precari – rischiano una crisi di nervi e il conto in rosso.

Nei giorni scorsi Claudio Messora, video blogger milanese, ha lanciato un “sos” su Byoblu.com: gli servono 10 mila euro entro poche settimane, altrimenti le rate del mutuo e le pressioni della banca gli renderanno la vita impossibile. I suoi sostenitori gli hanno spedito 8.686 euro in pochi giorni, attraverso donazioni su Paypal, bonifici e ricariche sulla Postepay. Ma lui rilancia, mettendo in vendita il suo dominio. Con oltre 100 mila visite mensili Byoblu è tra i primi trenta blog più letti in Italia.

Scrivere post e montare decine di video al mese, costa però impegno e soldi. “In Italia guadagnare con un blog è complicato: non esiste una struttura pubblicitaria che valorizzi il nostro lavoro e siamo penalizzati da una atrofia mentale dei cittadini, che non investono sulla libera informazione. Io dedico al blog anche 10-12 ore al giorno, tra ricerche, scrittura e montaggio video. E poi ho anche il problema di qualche citazione in tribunale per ciò che ho scritto”, spiega Messora. I suoi guadagni mensili? Una media di 400 euro con gli annunci di Google e qualche centinaio di euro attraverso le donazioni. Non sufficienti, quindi, per mantenere se stesso e la sua famiglia.

Nonleggerlo è tra i blog rivelazione 2010 ai Macchianera Awards. Ha scalato le classifiche italiane e conta oltre 150 mila visite al mese. Lo cura un ragazzo di 28 anni, di Udine, che si cela dietro il nome di “Wil”. Nella sua home page, prima di ogni post, ha inserito il pulsante della donazione. Con un messaggio chiaro: “Questo blog costa tempo, bile e denaro, e sarebbe bello rientrare almeno delle spese”. Anche lui, come Messora, è un blogger “puro”. Cioè non ha altre attività prevalenti. E via mail spiega: “Vivere con le donazioni del blog non è possibile. Ho alcune entrate attraverso la pubblicità, ma coprono una parte delle spese e non pagano il lavoro di ricerca e scrittura.  Per ora non ho intenzione di chiudere il blog, ma se entro breve non riuscirò ad aumentare le entrate, sarà difficile continuare in questo modo, dato che la baracca costa, e prendo la cosa con rigore.”

Blogbabel è la classifica dei blog italiani più letti. E’ un progetto del Gruppo Banzai e monitorizza 29.643 blog. In vetta alla classifica ci sono siti gestiti da professionisti. Qualche nome? Il comico Beppe Grillo (oltre 250 mila visite mensili) col suo blog vende spettacoli, dvd e libri. Ma dietro di lui c’è la potente macchina organizzativa della Casaleggio Associati. Oppure Alessandro Gilioli, giornalista all’Espresso esperto di internet e tecnologie. Il suo Piovono Rane si contende le prime posizioni, con oltre 200 mila visite. “Non credo si può sopravvivere in Italia facendo il blogger a tempo pieno. Almeno, non ancora. Nel mio caso sono un privilegiato. Ho ricevuto una decina di querela per alcuni post sul blog, con altrettante cause civili. Per ora non ho mai perso, ma diverse cause sono ancora in corso. Siamo coperti – tutti i blogger dell’Espresso – dall’editore: il che, non lo nego, mi permette una serenità molto maggiore, nello scrivere, rispetto ai blogger che non sono nei giornali”.

Massimo Mantellini, decano dei blogger italiani con oltre 200 mila visite al mese e tra i “top ten” italiani, ha scelto di non guadagnare nulla col suo blog. E per vivere fa il medico. Un altro dei “top blogger” è Alessandro Capriccioli di Metilparaben. Di mestiere fa il commercialista. Ogni mese lo seguono oltre 200 mila lettori e con la pubblicità riesce a guadagnare circa 200 euro al mese. Poi è iscritto al Network Blog di Liquida (altro progetto di Banzai) e incassa ogni tre mesi circa 250 euro. “E’ impossibile fare il blogger a tempo pieno e sopravvivere sul piano economico – spiega Capriccioli – perché in Italia manca un network di professionisti della pubblicità che sostenga il nostro lavoro. L’idea di pagare a click la pubblicità non funziona. Se ogni mese 200 mila persone guardano il logo di un’azienda sul mio blog, perché non devo essere pagato come un normale spot? Ogni giorno dedico due ore al mio sito, ma per fortuna ho un lavoro che mi consente di sopravvivere”.

In Italia Liquida Network compra spazi pubblicitari “chiavi in mano” sui blog più autorevoli. Bisogna avere però i grandi numeri. E si può arrivare a guadagnare anche 2 mila euro al mese, come ci conferma Andrea Santagata, fondatore di Liquida e amministratore area media Banzai: “Abbiamo 80 blog a cui nel 2010 abbiamo girato 80 mila euro di pubblicità. E nel 2011 arriveremo a 150 mila euro. Quelli più cliccati possono arrivare a guadagnare qualche migliaio di euro al mese. E poi ci sono i guadagni indiretti: la vendita di libri, o la consulenza ad aziende sui temi della blogosfera, come nel caso di Luca Conti. Si può vivere facendo un blog, ma bisogna impegnarsi con professionalità”.

Non la pensa allo stesso modo Tina Galante, insegnante. Il suo blog Tisbe è riuscito a salire le classifiche italiane, ma di guadagni ne ha visti pochi. “Ho un normale stipendio da insegnante e una figlia da mantenere. Non potrei pensare di mantenermi col mio blog”.

di Enzo Di Frenna

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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