Litigare in televisione fa bene solo all'audience. Non certo a noi telespettatori che, anzi, faremmo volentieri a meno del triste spettacolo offerto dalle risse sullo schermo del nostro televisore. A quanto pare, i litigi televisivi attirano maggiormente l'attenzione dei telespettatori.
I recenti litigi in diretta tv fra Silvio Berlusconi e Gad Lerner a L'Infedele, fra Michele Santoro e Mauro Masi ad Annozero o fra Floris e sempre Berlusconi a Ballarò sono soltanto gli ultimi di una lunga serie. Tale fenomeno non dovrebbe trovare spazio in tv, non soltanto per motivi di buonsenso e di corretta educazione del pubblico, ma anche in base alle severe norme di autoregolamentazione che la Rai e le emittenti private si sono date (soltanto sulla carta a quanto pare). Invece capita sempre più spesso di voler guardare una trasmissione televisiva e inavitabilmente imbattersi in vere e proprie risse verbali o nel peggiore dei casi a scontri fisici.
Ci sono trasmissioni che proprio sul litigio fondano la loro ragion d'essere, come Amici o Uomini e Donne (in onda su reti Mediaset) ma anche i reality show come Grande Fratello e L'isola dei famosi (il primo su Canale5, l'altro su Rai2) catturano il pubblico in ragione della conflittualità che esibiscono. Per non parlare dei talk show, che dovrebbero servire a capire meglio l'attualità e che invece propongono le costanti diatribe fra schieramenti avversi (per esempio alcuni politici ospiti in trasmissioni di approfondimento politico).
Il problema è che la rissa attira l'attenzione perchè esce dalla normalità e induce istintivamente a prendere la parte per l'uno o per l'altro, e quindi non cambiare canale per vedere chi alla fine la spunta.
In questo modo salgono gli ascolti, ma la qualità delle trasmissioni cala notevolmente.
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