Tav, la nuova linea ferroviaria Torino-Lione, in Val di Susa.
Tav...si - no...boh! Ecco un interessante articolo che aiuta a riflettere sull'(in)utilità di quest'opera:
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Tratta Torino-Lione: viaggio in seconda classe per pochi intimi. Cinque persone. Più l’inviato di Vita sulla tratta della discordia. Ecco quanti viaggiatori in un normale giorno d’estate prendono il treno per arrivare dal capoluogo piemontese alla città francese, sobbarcandosi uno scomodo cambio a Chambéry. Così la battaglia della Val di Susa, vista da un Tgv, assume tutti altri contorni...
Per capire la Torino-Lione bisogna farla.
Arrivare al mattino alla stazione di Torino Porta Susa e mettersi in viaggio. Partenza alle 8.11, al buio. Torino Porta Susa è sempre buia. Si aspetta nella stazione sotterranea l’Eurocity Artesia 9240 diretto a Paris-Gare de Lyon. Oggi parte con sei minuti di ritardo. Famiglie, qualche scolaresca, zaini da campeggio. A bordo i posti sono già quasi tutti occupati, il treno arriva da Milano. Prenotazione obbligatoria, non ci dovrebbe essere il rischio di rimanere in piedi. Denise, Arianna e Guido, invece, sono nello spazio tra un vagone e l’altro. Spostano le ingombranti valigie al passaggio di ogni viaggiatore, particolari difficoltà al transito del carrello bar. «Siamo in Interrail, sapevamo che non c’era posto», dicono i tre diciannovenni. Andate a Lione? «Ma no, a Parigi». Niente biglietto. Già, perché se si parte da Torino per arrivare a Lione, l’impresa è trovare qualcun altro che faccia lo stesso tragitto. La maggioranza è diretta verso la capitale, gli altri scendono nelle fermate intermedie, sulle Alpi, per trovare un po’ di fresco. Il Milano-Paris Gare de Lyon, nonostante il nome, da Lione proprio non passa. In pratica non esiste neanche un biglietto per la Torino-Lione. Se un viaggiatore lo chiedesse in stazione, in agenzia od online, otterrebbe la stessa risposta: dall’Italia si può acquistare il titolo di viaggio fino a Chambéry, una volta arrivati lì ci si deve arrangiare. «Sì, fino a qualche anno fa c’era una fermata, da un po’ l’hanno soppressa», ricorda Laurence, seduta all’ingresso della carrozza 8 col suo pastore tedesco, Harry. Lei conosce bene il percorso, lo fa ogni anno per tornare dalla famiglia in Bretagna, per le vacanze dal suo lavoro alla sede delle Nazioni Unite del capoluogo piemontese. «Fino a Lione ci vogliono quattro ore, mentre da Lione a Parigi solo due, è un po’ assurdo», dice. La Tav sarebbe la soluzione? «Non ne vale la pena. Sarebbe pronta tra vent’anni e non ha senso andare contro la volontà degli abitanti della Val di Susa con tanta durezza». Lo dice mentre il treno viaggia poco distante dalle zone che negli ultimi mesi hanno visto le proteste della Val di Susa. In viaggio nessuno sembra farci caso. Alle 9 in punto si arriva a Oulx, ancora in provincia di Torino. Recuperato il ritardo, dieci minuti dopo siamo in perfetto orario a Bardonecchia. Il capotreno piemontese si accende una sigaretta prima di ripartire, non può parlare con la stampa, l’azienda lo vieta categoricamente, pena il licenziamento. Il confine si fa sempre più vicino, prima di raggiungerlo la police chiede i documenti. «È un treno tranquillo, non ci sono mai particolari imprevisti», dice Alessandro, l’addetto al bar del vagone ristorante. Lui è l’unico a fare il viaggio dall’inizio alla fine, i ferrovieri si danno il cambio a Modane, alle 9.51. Prima fermata in territorio francese, appena sbucati dal Frejus. Il progetto originario della Tav prevedeva una stazione sotterranea anche qui. Non se n’è mai fatto nulla, così oggi il cambio della guardia tra le divise blu di Trenitalia e quelle viola di Scnf avviene sullo sfondo delle Alpi. Siamo rimasti in cinque. La prossima fermata è quella decisiva: Chambéry, arrivo previsto alle 11.43. Diciotto minuti per raggiungere la biglietterie, fare il biglietto, prendere il diretto che finalmente porterà a Lione. Si può fare? Suor Maria Elisabetta si prepara alla discesa e scuote la testa. «No, c’è troppo poco tempo, se poi lo perdo rimango bloccata lì. Lo sa che una volta una suora del nostro convento è arrivata a Lione senza biglietto?». Maura, assistente sociale torinese, invece ci prova: «Il capotreno mi ha rassicurato». All’arrivo, però, alle 11.50 i minuti a disposizione si sono ridotti a undici. Il treno si ferma al primo binario, la biglietteria è poco distante e segnalata, la poca coda scorre in fretta, un avviso ricorda a tutti che qui si parla anche italiano. Sedici euro e novanta e la bigliettaia chiarisce con cortesia tutti i dubbi ai viaggiatori. Alla fine sul diretto per Lione con Maura e suor Maria Elisabetta ci sono altri tre viaggiatori un po’ trafelati. Maria e Paolo, pensionati milanesi diretti verso il mare del Nord della Francia: «Lo facciamo ogni anno, ormai siamo abituati. Con la Tav non sarebbe certo più comodo, è un’opera già vecchia, per arrivare prima basterebbe evitare i troppi cambi. E poi le ferrovie italiane dovrebbero agevolare di più gli anziani, come fanno qui in Francia», risponde Maria. Federica è una pendolare di questa linea. Lei, 20 anni, matricola di psicologia, la Torino-Lione la fa ogni due settimane. Per amore. Il suo ragazzo, ingegnere, si è stabilito a Lione: ha iniziato con uno stage dopo l’Erasmus e ora ha un contratto. «Sì, ma in treno non ci vado mai. È molto più comodo con l’autobus, si fa prima e si spende meno. Purtroppo è un servizio sospeso in estate, per questo oggi sono qui», dice Federica. Siete in tanti a fare questo percorso? «Non direi, il grosso sono studenti del Politecnico, per loro Lione è una vera e propria colonia Erasmus». Per i cinque della Torino-Lione il viaggio finisce alle 12.16, arrivo puntuale nella stazione di Lyon Part-Dieu. Il numero dei viaggiatori non aumenta se si fa il percorso inverso. Al ritorno basta dare un’occhiata alle persone in attesa ai binari della stazione Lyon Saint Exupéry. Nell’avveniristica struttura progettata dall’archistar Santiago Calatrava, alle cinque del pomeriggio si trovano in tutto cinque viaggiatori. Da quando è stata inaugurata, circa un anno fa, il traffico è nettamente calato. Nonostante sia nella stessa struttura dell’aeroporto cittadino, i lionesi non l’hanno mai trovata comoda, a 20 chilometri dal centro città: per raggiungerla si prende un tram che costa 13 euro. Almeno il Tgv delle 17.20 diretto a Milano arriva puntuale. Tra i cinque che salgono a bordo solo due sono diretti sotto la Mole. L’alta velocità per pochi intimi può ripartire.
di Antonio Sgobba da Vita del 26/8/11 (pagine 12-13)
[ringrazio Stateve Aqquorti per la segnalazione dell'articolo]
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